Firmo (Ferma in arbëreshë, Fìrmu in calabrese) è un comune italiano di 2.257 abitanti della provincia di Cosenza in Calabria.
È situata sulla falda sud-est della catena appenninica che digrada verso il mar Ionio. Giace su un altopiano di 369 metri sul livello del mare ed ha un’estensione territoriale di 11,53 km². È un importante comunità d’etnia albanese della Calabria, che mantiene la cultura arbëreshë, gli usi, i costumi, la lingua arbëreshë e il rito orientale greco-bizantino degli antenati greco-albanesi. La Comunità italo-albanese costituisce un gruppo con una precisa identità, consapevole di appartenere a un popolo diverso da quello locale. Ne fanno fede modelli culturali che si rispecchiano ancora nei valori dell’arbëresh attuale, quali la mikpritia (ospitalità), la ndera (onore), la besa (fedeltà), e la vellamja (fratellanza).
Storia
Sorge sulla sommità di una collina con posizione panoramica sulla piana di Sibari, con alle spalle la Catena del Pollino, alla destra della media valle del torrente Tiro, a soli 6 km dallo svincolo autostradale omonimo e alla superstrada delle Terme di Sibari. Probabilmente nato in età latina, il paese era un feudo sotto la giurisdizione di Don Bernardino San Severino, principe di Bisignano ed ai Padri Domenicani di Altomonte. Nell’agglomerato urbano si trova l’arco che divideva il feudo in due casali: Firmo Soprano o Ka Markasati (feudo laico di Altomonte) e Firmo Sottano o Ka Këllogjerit, feudo religioso dei Monaci Domenicani che presenta, ancora oggi una caratteristica abitazione a facciata curva, e fu la dimora di Alessio Comito a capo dei profughi albanesi al loro arrivo in Firmo intorno al 1540. Il feudo Ka Markasati passò più tardi ai Campilongo, ai Salituro, ai Granaio fino all’oblazione del feudalesimo nel 1806. La giurisdizione del casale Ka këllogjerit fu sempre mantenuta dai Padri Domenicani di Altomonte.
Monumenti e luoghi di interesse
Da visitare, soprattutto, nella zona centrale e dominante del paese l’antico Convento dei Domenicani (ka këllogjerit, ossia letteralmente “dai monaci”), punto di riferimento storico della nascita del paese e destinato a diventare un centro importante per il recupero delle tradizioni e della cultura degli arbëreshë. Una tappa d’obbligo è la visita alla chiesa di Santa Maria Assunta, costruita nel XVII secolo, che presenta una torre campanaria a pianta quadrata, munita di cella ottagonale cuspidata. È di interesse, inoltre, la cappella dedicata alla Madonna di aprile, in cui in rilevanza significativa assumono le funzioni religiose che si svolgono in rito greco-bizantino e le manifestazioni folcloristiche di maggio denominate “vallje” (balli) in cui si sfoggiano i preziosi costumi albanesi di gala.
Feste e tradizioni
In occasione dei festeggiamenti a San Giuseppe è consuetudine, la sera della vigilia, eregere enormi cataste di fascine in ogni rione e accese al rintocco della campana della chiesa principale. La prima domenica di maggio si festeggia Sant’Atanasio, patrono del paese. Si svolgono manifestazioni del folclore albanese con la partecipazione di gruppi provenienti dagli altri centri albanesi d’Italia e d’Albania, in costume tradizionale. È consuetudine, durante la commemorazione dei defunti, distribuire in chiesa dopo la Messa il grano bollito (Kolira).
Lingua
A Firmo, nonostante gli inserimenti della lingua italiana, si conserva ancora oggi l’uso della lingua albanese (arbërisht). La lingua albanese è diversa dalla lingua oggi parlata in Albania, possiede termini più arcaici, poiché entrambe le lingue, specialmente quella d’Albania, hanno subito variazioni a contatto con culture differenti, anche se nella fonetica non esistono differenze sostanziali. La lingua arbëresh si è tramandata soprattutto in forma orale, ma oggi esistono nuove strutture culturali che ne fruiscono e la diffondono anche in forma scritta.
Costume
Il Costume tradizionale rischia oggi di far scomparire completamente quegli abiti che ancora vengono indossati dalle donne molto anziane. Vi sono differenti tipi di costume Arbëresh: quello di gala, quello ordinario, quello di lutto e quello delle ragazze in attesa di marito.
Il costume di gala è quello più ricco, sia per i tessuti che per la composizione. È costituito infatti da 14 pezzi: due sottogonne (dy sutavesta); una camicia lunga (linja), dal collo ampio e ricamato (miletti); una gonna lunga ed ampia, plissettata e bordata, con applicazioni ricamate in oro bianco (galluni); un’altra gonna azzurra, anch’essa plissettata e bordata in oro giallo, da raccogliere al braccio a forma di ventaglio (coha); un bolerino azzurro, intessuto con fili d’oro, formanti complicatissimi motivi floreali, ed applicazioni d’oro sui bordi delle maniche e sul dietro (xhipuni); le calze bianche (kalluciet t’bardha); le scarpe bianche (këpuct t’bardha); i boccoli di tela bianca per l’acconciatura (miçet); una striscia di tessuto rigido decorato d’oro (keza); ed infine un nastro di velluto nero, con un ciondolo (birlloku); una catenina d’oro (llaci); gli orecchini (riqintë) ed uno scialle rosso, ricamato con fili di seta gialla e nera (pani).
Il costume ordinario è, invece, meno sfarzoso. La bordatura della gonna è verde piuttosto che d’oro, ed il corpetto è di panno nero, con decorazioni in corda bianca. Il costume di lutto porta una gonna di lana verde, con bordatura in oro giallo, sopra la gonna rossa. Kandush è il costume proprio delle ragazze nubili. L’estrema semplicità di questo abito lo rende quasi brutto: camicia bianca senza decorazioni al collo, gonna nera e bolerino nero. È quasi come se la ragazza in cerca di marito dovesse preservarsi dalla vista degli uomini, per cui l’abito non doveva renderla appetibile. Lo sfarzo, infatti, che a diversi gradi è presente negli altri costumi, è completamente assente in quello delle ragazze “da marito”.
Persone legate a Firmo
Nicola Tarsia, scrittore e garibaldino.
Domenico Bellizzi (Vorea Ujko), papàs di rito greco-bizantino e poeta della letteratura albanese contemporanea.
Religione
Firmo ha mantenuto il rito della tradizione greco-bizantina, infatti appartiene all’Eparchia Cattolica Greco-Bizantina di Lungro (1919). Il calendario liturgico differisce da quello romano avendo in sé peculiarità e festeggiamenti della tradizione Greco-Bizantina. L’Epifania (Ujët të Pagëzuar), la Settimana Santa (Java e Madhe), la Pasqua (Pashkët), il battesimo (pagëzim) e il rito del matrimonio (martesë) sono i tratti caratteristici ed affascinanti del particolare rito ecclesiastico.
[Fonte WikiPedia]