Tra gli elementi più o meno numerosi che ogni paese albanese fornì nel 1860 al battaglione lungrese, è indispensabile citare Nicola Tarsia.
Nicola Tarsia nacque a Firmo da Beniamino e Francesca Gangale nel 1821. Il 30 giugno 1848, nella Valle del Cornuto, in seguito al fallito colpo di mano contro le truppe del generale Lanza, fu arrestato insieme a N. Pisano e G. Caruso, mentre altri tre patrioti: Saverio Gocci, Vincenzo Mauro e il sacerdote Demetrio Chiodi vennero trucidati.
Condannato dalla Corte speciale di Cosenza a dodici anni di prigione il 7 Ottobre 1851 venne tradotto al «Carmine», dal quale l’11 dello stesso mese fu trasferito nel carcere di Pozzuoli. Condotto nuovamente a Cosenza, il 14 venne inviato a Ischia, finché il 24 agosto del 1852 fu definitivamente rinchiuso nel bagno penale di Procida.
Quivi il 27 ottobre del 1858 la pena gli fu diminuita di quattro anni e il 10 di gennaio di altri quattro, finché venne liberato. Durante il processo il procuratore del Re nel pronunciare la sua requisitoria contro il Tarsia, chiese per lui la pena capitale e questi allora gli rispose con la maggiore impudenza ed audacia che lo ringraziava per «la corona di gloria che gli aveva posto sulla testa». Pochi giorni dopo l’intendente di Cosenza scrisse di lui in un rapporto: «… questo signor Tarsia, uno dei peggiori albanesi, anche entro le carceri si è divertito a fare il rivoluzionario, e un di lui sciocco proclama fu mandato a S. Demetrio».
Da ufficiale militò nell’impresa garibaldina del 1860, fino al Volturno. Cessata la guerra fu nominato ispettore scolastico a Rossano e quindi insegnante di lettere a Cosenza; ma per motivi di salute, dovette più tardi abbandonare l’insegnamento e si ritirò a Firmo con la moglie e la figlia Giuseppina e lì nel 1867 morì.
Tra le poesie del Tarsia sono di rilievo «Gli emigrati in America» ed i sonetti «Il lamento del prigioniero» del 1851 e «Il mio truce destino» del 1848, scritti nelle prigioni di Cosenza.
Annamaria Saccomanno
dalla tesi di laurea “Firmo e le sue tradizioni popolari”